Categorie
Conferenze

La strada verso il laravelday

Quest’anno sono stato MC al laravelday 2021; come si può facilmente intuire la giornata dell’evento e le presentazioni sono il culmine di un viaggio che ha molto lavoro nascosto. Certo sono stato aiutato dal GrUSP, ringrazio Michela e Giulia che mi hanno guidato in questa avventura nella quale io, per estrazione tecnica, ho poca esperienza. La domanda che potreste farmi è tanto semplice quanto articolata è la sua risposta: cosa spinge a intraprendere questo percorso?

Per poter rispondere devo fare alcuni passi indietro e dare del contesto. Come me tanti di voi sono nati nel mondo della programmazione e conoscono questo ambiente, lasciamo per un attimo da parte le varie seniority, i vari punti di vista e livelli dal quale si può fare e concentriamoci sul contesto: fare il programmatore in italia. Isole felici a parte, tutti conosciamo il nostro tessuto industriale fatto di piccole aziende, ritmi serrati e poco tempo per aggiornarsi: il classico pane e stress. Come molti di voi è una cosa per la quale soffro spesso in silenzio, covando  un malcontento che porta ad un po’ di disillusione. Il nostro ambiente lavorativo è fatto di piccole aziende e la mentalità è quella del “tempo è denaro” e quindi tiranno; tanti task switch, poca propensione alla formazione e quindi isolamento. La domanda è: chi ce lo fa fare? Non credo di essere stato l’unico a chiedersi se fosse il caso di continuare o di cambiare ruolo; ho  cominciato a pensare a figure come quella del project manager oppure ad un classico mba; a prescindere da quale sia l’alternativa una cosa è certa: si abbandona la creatività che è la parte più bella.

Ho iniziato quindi ad aprirmi e a frequentare gli eventi: qui si apre il classico mondo di cui subodoravi l’esistenza ma che non hai mai toccato con mano, usando parole alla moda “esci dalla tua comfort zone e inizia a fare network”. Si è accesa la classica lampadina, la comprensione che mettersi in gioco e partecipare alla vita degli altri portava un quantitativo di valore come professionista che è difficile da descrivere. 

Il quantitativo di fatica che questo comporta è soggettivo, per me molta energia è arrivata dall’avvicinamento al mondo agile oltre che a questo ambiente. Il pensiero nell’immediato è riassumibile con: serve tempo per partecipare agli eventi, la sera si torna stanchi, essere presenti spesso è un lusso. Questo è verissimo ma è un investimento che ne vale ogni singolo secondo di investimento. Se vogliamo essere venali, negli anni di progressiva apertura mi è valsa oltre il quaranta percento a livello di inquadramento, senza contare la stima e fiducia verso se stessi. Sì cresce insieme alla qualità di quello che si è in grado di fare e di portare; il punto di vista altrui porta con sé esperienze e i perché delle cose. Il quoziente intellettivo si chiama così perché inizialmente veniva valutato come rapporto tra l’età intellettuale e quella fisica, più si è maturi e più si è in grado di svolgere compiti complessi; mi piace pensare che l’esperienza che si assorbe dalla community sia un po’ come “diventare più intelligenti”.

Io consiglio vivamente di buttarsi e come minimo nel partecipare (possibilmente) attivamente; io non mi sono lanciato senza paracadute perché ho iniziato come osservatore, poi ho preso (tanto) coraggio per fare lo speaker per qualche anno, per poi pensare di aiutare a organizzare l’evento. Ma quello che ho ricevuto è difficilmente quantificabile e posso dire, almeno per me, abbia migliorato la mia vita in vari aspetti. Si può partecipare in tanti modi, io ho scelto questa via ma ce ne sono tante altre per poter essere utili agli altri e di riflesso a se stessi.

Le attività dietro le quinte sono diverse, dalla ricerca dei canali attraverso i quali promuovere l’evento, alla cura del rapporto con chi parlerà all’evento. Ma la parte più significativa e più complessa, penso sia la scaletta e la scelta dei contenuti. Non si è soli a scegliere i talk da portare ma certo ci si sente responsabili di quello che sarà il valore di questa edizione ed è una bella sfida; ci si deve immedesimare nel pubblico e cercare di capire cosa sarà più di interesse per la community. Le altre attività sono state più leggere, ma certo non meno emozionanti perché se è vero che scegliere i talk da portare è difficile, è ugualmente emozionante creare una CFP (call for paper) e domandarsi “ce ne saranno a sufficienza?”; bisogna riuscire a coinvolgere le persone. Il resto del percorso è stato in un certo senso in discesa, come si può ben immaginare, una volta organizzato, ci si gode il viaggio e così è stato; resta sempre quel margine di emozione (la cui quantità è personale) che è rappresentato dallo stare davanti al pubblico a parlare; qui l’edizione online devo dire che mi ha aiutato non poco.

Per concludere vale la pena partecipare? Ovviamente sì e sempre. Non è necessario per forza essere sul palco, ci sono moltissime attività che il GrUSP offre con le quali confrontarsi. Iniziate a partecipare al PUG più vicino a voi, se volete portate contenuti e scambiate idee;  quello di aprirvi è un piacere che fate a voi stessi, prima che agli altri.

Come in tutte le cose è necessaria non solo la passione ma anche l’ispirazione e lo stimolo che da carica ed energie per fare; se ne siete a corto non c’è miglior posto se non cercandolo insieme a chi vi circonda e ha le stesse vostre passioni ed interessi!

Alessandro Cappellozza uomo con occhiali e barba

Articolo scritto da Alessandro Cappellozza

Dopo la laurea in ingegneria informatica mi sono dedicato allo sviluppo web di applicativi prima e infrastrutture poi; da diversi anni lavoro in ambito IIOT cercando di integrare telemetria e telecontrollo tramite .Net, PHP e NodeJS nel Cloud.